La sigla Rfid identifica come noto la tecnologia Radio Frequency IDentification mediante cui è possibile conferire un’identità ad un oggetto rendendolo riconoscibile con limitatissimi margini di errore. Le etichette Rfid sono, dunque, classificabili come piccoli dispositivi a radiofrequenza che se associati ad oggetti, animali o persone ne permettono l’identificazione ma non solo; le etichette rfid, infatti, consentono di effettuare anche operazioni volte al tracciamento, ricerca, classificazione e localizzazione configurandosi, dunque, come una tecnologia dalle potenzialità enormi.
Il meccanismo di funzionamento delle etichette rfid prevede la trasmissione di onde a radio frequenza eliminando, quindi, la necessità del contatto fisico oltre che la visibilità dei dispositivi come accade ad esempio nel caso dei codici a barre. Generalmente il precursore delle etichette rifd è identificato nella tecnologia “IFF” (Identification Friend or Foe) sviluppato in Inghilterra durante la seconda guerra mondiale e attraverso cui venivano identificati gli aerei nemici rispetto a quelli alleati. Di lì in poi questa tecnologia si è man mano evoluta ampliando il proprio campo di applicazione a moltissimi settori quali sistemi per seguire la rotta dei carri ferroviari, identificazione del bestiame e degli animali selvatici, nell’ambito dell’industria automobilistica e molto altro ancora. Nello specifico la diffusione capillare delle etichette rfid è avvenuta negli ani ’90 andando poi a differenziarsi negli anni per la varietà di soluzioni disponibili a costi differenti.